Un'amica, MIA, in quattro mesi non ha trovato il tempo e l'occasione per raggiungermi un attimo presso l'ospedale cittadino dove stava ricoverata mia mamma o da qualsiasi altra parte.
Oggi chiede a ME che ne penso se passa a trovare presso l'ospedale fuori città il mio ex compagno ricoverato per un brutto incidente da qualche giorno.
Fermati mondo, voglio scendere. Oppure impazzisco.

Voglio farmi un regalo.

Voglio farmi un regalo. Voglio regalarmi un sogno. Di quelli da accarezzare alla sera prima di dormire, così da portare sul cuscino un sorriso ad occhi chiusi da bambina.

Sogno una vita dove una cosa non vale l’altra. Dove una persona non vale l’altra. Dove si è non meglio, non peggio, dove si è diversi. Dove le parole hanno un significato univoco e semplice. E le azioni hanno un seguire della parola. E i sentimenti ci sono o non ci sono e non lievitano a metà. Dove quel che è finito lo si lascia andare e quel che non è finito lo si vive sino alla fine o all’infinito. Sogno una vita dove non è necessario sempre mostrare per dimostrare di essere. Dove un gesto è unico e prezioso perchè fatto da una persona unica e preziosa e non da chiunque. Dove non si usano le stesse parole e gli stessi gesti verso chiunque. Dove ciò che è importante lo è e lo si differenzia e difende da ciò che non lo è.   Sogno una vita, intorno me, libera dal bisogno di conferme, di ritorni a qualsiasi motivo attesi. Sogno il gesto, la parola come strumenti univoci per comunicare quel che è.

Mi regalo un sogno di possibile verità.